La nostra passione per la pesca a mosca...

Tra gli stupendi  fiumi e torrenti che scorrono nella nostra provincia, ve ne è uno a noi particolarmente caro: il fiume Enza.

Il fiume Enza nasce dall’Alpe di Succiso, sull’Appennino tosco-emiliano, forma a 1.157 metri il lago artificiale Paduli o di Lagastrello, in provincia di Massa-Carrara e sviluppa il suo corso di 93 km separando le province di Parma e Reggio Emilia. Nel tratto di pianura si allarga notevolmente scorrendo con varie ramificazioni in un ampio letto ciottoloso. Sfocia nel Po nei pressi di Brescello.

Principalmente il corso del fiume si divide in 2 tipologie orogeografiche nettamente diverse, sia fisicamente che storicamente, individuando due tronconi che vengono comunemente detti Alta Val d’Enza e (bassa) Val d’Enza; la prima parte si sviluppa dal bacino del Lagastrello e si incunea tortuosamente tra le rocce e le foreste dell’Appennino, mentre la seconda parte si dipana nel versante meridionale della pianura Padana.

La parte di fiume che meglio si addice alla pesca a mosca è quella che scorre nell’Alta Val d’Enza. In tutto questo tratto il fiume assume un carattere torrentizio con alveo piuttosto stretto, spesso incuneato in “canyon” e ricco di vegetazione.

Soggetto a importanti ondate di piena autunnali, il corso d’acqua “cambia” spesso e difficilmente, da un anno all’altro, gli spot che frequenterete rimarranno uguali. Ma non disperate, spesso dopo una piena, il fiume cambia in meglio, donandoci acque “nuove” sulle quali “posare le nostre piume”.

Periodi ideali per praticare la pesca con la coda di topo sono la primavera avanzata (da inizio maggio fino a fine giugno) quando i livelli di questo fiume sono ottimali e inizio estate (il livello delle acque in quest’ultimo periodo, però, si abbassa notevolmente e quindi, il volume delle catture si riduce). Nei mesi che precedono o che seguono quelli sopra citati, il corso d’acqua è comunque pescabile, sarà sufficiente adattare la tecnica di pesca praticata alle condizioni delle acque.

La fauna ittica è principalmente costituita dalla trota fario, dal vairone e nella parte più bassa, anche dal cavedano. Vi diciamo subito che la dimensione media dei salmonidi che abitano queste acque non è eccezionale (si va dai pochi cm ad un massino di circa 30). Non è raro, ma assai difficile, imbattersi in prede “di caratura” che vanno anche abbondantemente oltre i 40 centimetri. In questo caso, però, la dimensione del vostro fondoschiena avrà un ruolo fondamentale.

Vi garantiamo che la livrea delle fario che “nuotano” queste acque ripagherà ampiamente l’eventuale delusione derivante dalla ridotta dimensione di queste ultime.

Per quel che riguarda le dimensioni, invece, del tanto bistrattato quanto “furbissimo” cavedano, le cose vanno un poco meglio. Ma, come sapete, se i nostri “amici” ciprinidi sono diventati di taglia è facile che abbiano studiato parecchio e quindi…

Lungo il tratto appenninico dell’Enza, nella provincia di Parma, è presente un unico tatto no-kill (in località Selvanizza) che va dalla confluenza, a monte, con il torrente.Cedra alla prima briglia a valle per un tratto di circa 2 chilometri. Questa zona è segnata sul posto con apposite tabelle. In queste acque è obbligatorio il rilascio immediato del pescato, l’impiego delle sole esche artificiali (mosca e spinning) con amo singolo senza ardiglione. L’attrezzatura da utilizzare in queste acque è quella standard per i fiumi di montagna con alveo non troppo stretto, quindi una canna non troppo lunga (max 9 piedi), code di topo sufficientemente leggere e finali di media lunghezza.

Per quel che concerne le imitazioni da utilizzare, beh! Valutate la condizione delle acque e la presenza o meno di schiuse in atto. Se abbiamo intenzione di utilizzare la mosca secca hanno funzionato e funzionano, comunque, imitazioni generiche di effimere, di tricotteri e plecotteri, meglio se costruite con dressing semplici e materiali naturali con misure medio grandi (ami dal 16 al 12). Potrà tornare utile portarsi anche alcune imitazioni di piccole dimensioni  costruite con utilizzo preponderante di cul de canard.

Se, diversamente, avete intenzione di pescare a ninfa, anche in questo caso utilizzate ninfe di medie dimensioni, più o meno appesantite (dipende dai livelli) e dai colori il più possibile naturali. Qualche soddisfazione ve la potrete togliere anche con mosche sommerse di fattura classica.

Ovviamente per pescare in questo no-kill, come nel resto del tratto appenninico dell’Enza, è necessario essere in possesso di regolare licenza di pesca in corso di validità e del tesserino regionale segnacatture. Non è previsto il pagamento di alcun permesso.

Vi potrà capitare (ma non è successo spesso) di incrociare, su questo tratto, qualche canoista… Siate pazienti, il fiume è di tutti…

COME ARRIVARE

Se la vosta intenzione è quella di pescare in questo stupendo fiume da qualsiasi direzione arriviate la via principale da percorrere è in ogni caso la strada statale 665 Massese. Se provenite da Parma seguite le indicazioni Langhirano – Monchio delle Corti. Se, invece, provenite dalla Lunigiana, valicate il passo del Lagastrello in direzione Parma fino a giungere a Selvanizza.

Rispetta l’ambiente e le sue forme di vita, pratica sempre il catch and release.